Conoscete la metafora del tarlo che si insinua nella testa, vero? Credo proprio di sì. È quel pensiero che viene da lontano, di solito un dubbio su di sé o sulle proprie capacità, che si insinua sempre più, fino a quando non ve lo ritrovate piazzato e ben radicato al centro della vostra attenzione.
Occhio: non arriva in un momento qualunque! Il tarlo arriva quando avete finalmente preso la decisione, la svolta che siete pronti a dare alla vostra vita. Quando avete scandagliato tutti i pro e i contro, eccolo lì, arriva da lontano quel sottilissimo fastidio, di cui non siete ancora coscienti, eppure c’è. E ve ne accorgete perché sembra stare lì per mettervi i bastoni fra le ruote. Si chiamano frasi killer, che entrano quasi in automatico ogni volta che vi decidete a fare qualcosa di nuovo, tipo: tanto non ce la farai mai, ma chi ti credi di essere, ma chi te lo fa fare….Accidenti, sembrano stare lì apposta, appollaiate buone buone fino a quando non si decidono a entrare in azione: quando? Esattamente nel momento in cui prendete il coraggio di apportare un cambiamento nella vita. E certo, finché vi muovete nelle vecchie abitudini non c’è gusto!
Da dove arriva questo pensiero e come fa ad insinuarsi e a crescere al punto tale da farvi dubitare, malgrado abbiate analizzato tutto? Vediamo come i primi elementi della Mindfulness ci possono aiutare a trovare qualche risposta.
Noi chiamiamo pensiero quello che ci passa per la testa, quello cioè che partorisce la nostra mente. Tutti noi facciamo tanti pensieri, tutto il giorno, tutti i giorni. Tuttavia, se abbiamo poca consapevolezza, finiamo per identificare noi stessi con i pensieri che facciamo e crediamo che => io sono il mio pensiero = Sbagliato! Non è vero. Questa identificazione è un inganno della mente, da cui discende una grande quantità di problemi. Io faccio un pensiero, ma io non sono quel pensiero: sono molto altro, oltre quel pensiero.
Lo so, l’avete letta di corsa e ora la state rileggendo: ci vuole un po’ per digerirla, per questo vi invito a soffermarvi e a cogliere la portata di questa novità.
Dicevamo: io non sono il pensiero, io faccio un pensiero. Come ad esempio faccio una doccia, una camminata, una bella partita a biliardino. Vi chiedo: sono io una doccia? o forse una camminata, sono una partita? Evidentemente no.
E quando si tratta di un pensiero negativo (ma chi te lo fa fare?), o distruttivo (tanto non ce la farai mai) e ho poca consapevolezza di me, finisco per crederci. Finisco per credere che non riuscirò mai a portare un cambiamento nella mia vita, che non sarò in grado di fare niente di buono per me. Succede che identifico me stesso con quel pensiero. Di fatto, ho dato da mangiare al tarlo che domani sarà un po’ più grande e un po’ più forte, determinato com’è a smontare la fiducia in me.
Quando invece acquisisco un po’ di consapevolezza su di me e sono a contatto con quello che provo e che sento, mi accorgo della presenza del tarlo e posso scegliere di non alimentarlo più. Come con la doccia o la partita: scelgo quando farla e per quanto tempo. La stessa cosa vale per i pensieri che faccio: posso scegliere quando farli e anche quando smettere di farli.
Mi riconosco e mi riprendo un potere enorme, quello di aiutarmi invece di boicottarmi. Perciò, quando mi accorgo che il tarlo si sta insinuando, scelgo se rinforzarlo dandogli da mangiare oppure no, secondo quanta attenzione gli riservo.
Fin qui la spiegazione teorica di come funzionano le cose. Sappiamo bene, tuttavia, che per cambiare non basta sapere, bisogna provare e sperimentare. E per quel che riguarda l’attività frenetica della vostra mente, ci vuole tanto allenamento per riconoscerne gli inganni e le trappole. Considerate che la mente è come una scimmia che dispettosa salta da un ramo all’altro, sempre agitata e insoddisfatta, sempre alla ricerca spasmodica di altro, che non sia quel che già c’è. E vi trascina con sé, di qua e di là senza sosta, convincendovi che non va mai bene niente lì dove siete. Ne diventate schiavi, perché lei, la mente sregolata, è diventata la padrona e la guida del vostro esistere. La mente vi scaraventa da una parte all’altra fra pensieri di fatti accaduti (passato) e pensieri su fatti immaginati ipotetici (futuro). Instancabile, sempre in movimento. Incapace di stare nell’unico momento reale: il qui e ora.
Volete fare la prova? Rimanete fermi per 2 minuti, a occhi chiusi, senza fare niente, solo respirate. Osservate come, senza accorgervene, la vostra mente si sia spostata e quanti pensieri siano arrivati e di quante cose improvvisamente vi dobbiate occupare! E di quanto siano lunghi questi 2 minuti: ma quando finiscono?
La mente dovrebbe essere al vostro servizio, non viceversa.
If you would like to increase your familiarity only keep visiting this web page and be updated with the
most recent news update posted here.