Eccovi qua, rientrati dalla pausa estiva: comunque sia andata, avrete visto luoghi e persone diversi dal solito, mangiato in modi e posti diversi da quelli di tutti i giorni. E per far memoria del benessere goduto avrete scattato foto a qualunque angolo, piatto, mare, sentiero, volto, sorriso, avrete postato e condiviso affinché anche gli altri sappiano di quanto siete stati bene!
E quando state bene, vi viene voglia di fare qualche cambiamento nella vostra vita per renderla migliore: vado a lavoro in bicicletta, quest’anno mi iscrivo in palestra, è arrivato il momento di imparare una lingua nuova, mi iscrivo al corso di sommelier e così via. Basta stare un po’ meglio per sentire che cambiare qualcosa è possibile.
E così, belli carichi e speranzosi, tornate alla vita quotidiana; per i primi tempi resistono ancora i benefici e le energie del riposo estivo. Il racconto agli amici e colleghi delle cose fatte e dei luoghi visitati, prolunga l’effetto salutare: state sorridendo e i vostri occhi brillano, quanto state bene in vacanza, diventate pure più belli!
Poi, man mano la routine riprende il suo spazio, i giorni di settembre scorrono via fra scadenze, il lavoro, il riavvio delle attività dei figli, il traffico e non avete ancora dato il via al nuovo progetto che volevate realizzare. Ed ecco che il calendario ha già cambiato pagina, è arrivato ottobre e una vocina sembra dirvi che tutto rimarrà esattamente tale e quale l’anno precedente. Non solo, ma il dialogo interiore vi informa che non cambierà mai niente, se non in peggio. L’amarezza che avvertite dentro nasce dalla delusione, frustrazione e rassegnazione perché pare non esserci proprio una via d’uscita. Anzi, può solo peggiorare, vi dite. In effetti, rispetto all’anno precedente, l’amarezza è aumentata, ha capitalizzato l’ammontare di partenza.
Come mai non riuscite a realizzare i nuovi propositi, cosa accade?
Dal corpo alla mente. Succede che in vacanza avevate riattivato i sensi e il corpo, attraverso colori, sapori, odori, paesaggi, riposo, piacere, suoni. Avevate riattivato la dimensione esperienziale, affettiva, emotiva, fisica e spirituale. E quando siete un po’ più rilassati e rigenerati, in contatto con le vostre emozioni, siete in grado di fare pensieri nuovi e progetti propositivi per la vostra vita. Perciò in vacanza siete più disponibili e aperti a nuove esperienze e nuovi incontri!
Solo che poi non riuscite a portarli avanti nel resto dell’anno poiché, trascurando le emozioni che provate e non coinvolgendo più i sensi, vi ritrovate a vivere nella contrazione di respiro e desideri. Di fatto, vivete in apnea! Fateci caso, come state respirando in questo momento? Siete consapevoli dell’aria che entra dal vostro naso e inonda il corpo, e di come poi riesce un po’ più calda? Che respirone avete appena fatto…! Chissà cosa state provando in questo momento. Quando si vive in apnea, non si ascolta più la dimensione affettiva ed emotiva, si resta solo nella mente dove tutto è problema, pensieri, difficoltà e preoccupazioni.
E se la giornata è riempita solo dai devo, i pensieri diventano distruttivi e catastrofici. E non c’è verso, vi dite che vie d’uscita non ce ne sono. E ci credete con pervicacia! Quando prendete una decisione solo con la mente (la parte cognitiva) convinti che il corpo (parte fisica, emotiva, affettiva) vi segua automaticamente, non ce la fate, non funziona. Se decidete che dovete dimagrire, avrete aggiunto un altro devo alla lunga lista e quand’anche riusciste a raggiungere qualche risultato, durerà poco. Riprenderete più chili di prima, lo sapete bene, registrando l’esperienza come un altro fallimento. A scapito del corpo, chiaro, e di quello che pensate di voi stessi. Dalla mente => al corpo non funziona.
Dal corpo => alla mente. Questa è la direzione sana di un processo decisionale efficace, non il viceversa. A seconda di quanto ascoltate e coinvolgete tutte le dimensioni del corpo, cambia la qualità dei pensieri e, di conseguenza, della vita.
Si tratta di invertire il vecchio meccanismo e di avviare un processo decisionale nuovo: dal corpo => alla mente.
Certo, non è immediato invertire un meccanismo così radicato. Si tratta di imparare a riconoscere il bisogno che emerge, fargli spazio, ascoltarlo, accettarlo e poi organizzarsi per soddisfarlo. Questo significa coinvolgere il corpo nel processo decisionale: questo significa prendersi cura di sé e assumersi la responsabilità di se stessi.
In questo il Counseling è un valido aiuto, in quanto aiuta ad apprendere la percezione di sé e del corpo, a riconoscere le sensazioni, e gestire i propri bisogni. Il tutto attraverso una metodica esperienziale, che consente alla persona di acquisire gli strumenti per riconoscere ciò di cui ha bisogno. Imparando così a darsi rispetto e amore: condizione unica e imprescindibile per poter andare incontro agli altri.
Buon rientro a ciascuno di noi.
Quanto è vero. Brava
Grazie Massimiliano.